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Professione influencer: il prof. Lino Garbellini ci racconta il suo ultimo libro

Per conoscere meglio il mondo dell’Influencer Marketing abbiamo invitato il prof. Lino Garbellini a parlarci del suo ultimo libro Professione Influencer, edito da Tecniche Nuove, che tratta un tema che è sulla bocca di tutti, ma di cui pochi conoscono le reali potenzialità e prospettive.

Iniziamo presentandovi l’autore: Lino Garbellini, laureato in Filosofia, giornalista, insegnante (nuovi media) e autore, racconta la tecnologia da oltre 15 anni su quotidiani, riviste e sul suo blog (LinoKnows.it), ma anche nei suoi libri (Twitter per la Tua Vita e il Tuo Business, Edizioni Fag, 2013 e Scrivere per i Blog, Le Monnier, 2015). Ha iniziato ad occuparsi di social media nel 2007, è stato più volte nella Silicon Valley (California)dove ha avuto modo d'approfondire la conoscenza di questi strumenti.

Negli ultimi anni è sempre più attivo come docente nei corsi di formazione (www.closetoyou.it) ad imprenditori e aziende, ma anche banche, agenzie di pubblicità e comunicazione, oltre all’Ordine dei Giornalisti. Da oltre un anno svolge consulenza alle aziende per quanto riguarda la comunicazione tramite influencer e, più in generale, per adeguare la realtà aziendale alla svolta del digitale e del Web con strumenti e strategia adatti.

L'hashtag ufficiale del suo nuovo libro è #professioneInfluencer, ecco cosa ci ha raccontato.

 

1. Instagram è sicuramente il canale principale su cui proliferano gli Influencer, ma è prettamente B2C, nel B2B è possibile creare una campagna di Influencer Marketing?

“Fino a pochi anni fa poteva essere un’eresia anche solo pensarlo, ma la comunicazione tramite influencer in ambito business è ora più che una realtà e ha delle sue peculiarità che dipendono dal tipo di canali utilizzati, oltre ad una maggiore complessità. Il destinatario in questo ambito prima di prendere delle decisioni, s’informa in maniera ancora più approfondita e in molteplici modi perché è responsabile d’investimenti e scelte pesanti a livello di budget e di business. In questo contesto è anche più difficile trovare le persone adatte. A mio parere, mel B2B influencer marketing vengono utilizzati in prevalenza dei canali come Twitter e Linkedin, poco adatti alla comunicazione generica con i consumatori, ma ideali in questo contesto. Inoltre, sia l’azienda sia chi ci lavora sono considerati a loro volta creatori di contenuti e influenzatori, dall’Amministratore Delegato all’impiegato sono tutti interessati e coinvolti da questo punto di vista. È facile quindi capire perché a parte i pochi nomi noti di un determinato settore, il B2B è veramente il regno del micro-influencer. In questo ambito non ci sono celebrità, esistono invece consulenti, esperti tech, evangelist, imprenditori e i cosiddetti “decision maker”. Gli influencer B2B sono persone dalla spiccata credibilità, hanno un seguito non per il numero dei follower, ma per la loro efficacia nei fatti, i loro post su social e blog sono tra i primi risultati.”.

 

 2. Il tuo nuovo libro, Professione Influencer, quanta ricerca ha alle spalle?

“Era un tema ricorrente durante le mie lezioni, mi sono accorto che spesso le persone erano ansiose di poter comunicare tramite gli influencer, perché ne avevano sentito parlare ad un convegno o sui giornali, ma la confusione al riguardo era tanta, anche solo rispetto alla definizione della parola o la comprensione del fenomeno.

Io ho realizzato il primo articolo su Facebook nel 2007, mi occupo di social e formazione in questo ambito da tanti anni.

Quindi il libro nasce dalla mia esperienza pluriennale sul campo, da un lato nelle lezioni, dall’altro nella vita come giornalista e nel mondo della comunicazione.

Rispetto ai testi precedenti è invece stata più breve la realizzazione, circa quattro mesi. Libro dopo libro, s’impara anche a raccogliere meglio il materiale ed organizzarlo in un lavora più approfondito, rispetto al semplice articolo”.

 

3. Professione Influencer è il tuo terzo libro, dopo Scrivere per i blog e Twitter per la tua vita e il tuo business. A mia percezione sembra che ti focalizzi su attività e canali mirati, come mai oggi affronti il mondo degli Influencer? 

Il mio primo libro era su Twitter (Twitter per la Tua Vita e il Tuo Business, 2013), poi mi sono concentrato sulla scrittura per i blog (Scrivere per i Blog, Le Monnier 2015) un paio di anni dopo. Ora mi sembrava importante approfondire il tema Influencer perché è un modo per fare il punto sullo stato dell'arte dei social media in Italia e sviscerare alcune dinamiche attuali della nostra società in ambito comunicazione.

Il libro parla di un tema “digital”, ma è un testo per tutti, con un linguaggio comprensibile a chiunque appunto perché l’interesse verso il mondo degli influencer è trasversale, non è una cosa riservata agli addetti al marketing o alla comunicazione.

A mio parere, anche se il testo parla di Internet, ha senso ancora pubblicare un libro su carta, soprattutto come questo, perché lo si può studiare meglio, sottolineare, riprendere in un secondo tempo per approfondire uno specifico capitolo, soprattutto nella parte in cui parlo di metodo e strategia. Mark Twain diceva che i libri sono importanti perché contengono delle idee, in questo libro di idee e spunti ce ne sono molti e non c'è modo migliore per utilizzarli se non il cartaceo”.

 

4. Ho letto vari report sullo stato dell’influencer marketing, come sempre sembra già (almeno stando ai dati) un’attività matura negli Stati Uniti, ma ancora in uno stato embrionale in Italia. Qual è la tua percezione? Qual è il pensiero delle aziende al riguardo?

“Direi che noi siamo solo all’inizio, per le aziende in Italia, c’è molto sperimentazione e voglia di fare, a fronte mediamente di poca cultura del digitale, anche se per certi versi ci siamo già lasciati alle spalle una primissima fase in cui il fenomeno non era nemmeno conosciuto come nome.

Per le aziende la comunicazione tramite influencer è un percorso complesso, ho dedicato a questo un intero capitolo di Professione Influencer. Il libro si concentra su due temi i "micro influencer" e la necessità di una strategia per avere successo in una modalità di comunicazione e in un mondo come quello dei social media in cui è facile "perdere la rotta". In una prima fase dell'influencer marketing funzionavano i grossi nomi, ora si punta più su tanti personaggi con un seguito minore (da qui "micro influencer") ma che hanno una profonda conoscenza di un argomento, un rapporto di fiducia con il proprio pubblico e un maggiore coinvolgimento. Questi secondo uno studio del New York Times a livello di business sono il 60% più efficaci rispetto ai nomi top”.

Ringraziamo Lino per la sua infinita disponibilità e non meno per la sua professionalità. 

 

 

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