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SEO: Che cos’è il Pogo-Sticking?

Ogni volta che cerchiamo qualcosa online i motori di ricerca ci presentano molteplici risultati.
In linea di massima, tendiamo a cliccare per primo quello che troviamo più in alto nella pagina, ma se il sito che apriamo, da una rapida occhiata, sembra non soddisfare le nostre esigenze, torneremo immediatamente indietro per cliccare su un altro risultato. Ripeteremo lo stesso gesto tornando alla pagina principale dei risultati fino a quando non avremo trovato quello che stavamo cercando.

Questo è quello che viene definito, in ambito SEO, pogo-sticking (dall’inglese saltarello, il trampolo a molle usato dai bambini come giocattolo per saltare). 
É un po' come fare zapping tra i risultati del motore di ricerca, ma ha un significato da non sottovalutare: l’utente non ha trovato ciò che stava cercando. Pensando anche a come ci comportiamo ogni giorno sul web, ci sembra una cosa del tutto normale, ma per un webmaster o per chi si occupa di SEO si tratta di un fenomeno da tenere sotto osservazione

Un alto tasso di pogo-sticking è, infatti, un dato negativo, un forte indicatore che comunica a Google che gli utenti sono poco soddisfatti della lista dei risultati: determinate pagine di un sito appaiono ben posizionate sul motore di ricerca, ma generano traffico di scarsa qualità. L’algoritmo di Google, di conseguenza, sposterà questi risultati qualche posizione più in basso o addirittura nella pagina successiva, influenzandone negativamente le performance. Ovviamente questo meccanismo non si attiva per un singolo comportamento, ma per l’azione di pogo sticking ripetuta da tanti potenziali lettori nel tempo. Se tutti saltano da un risultato all’altro su una SERP vuol dire che c’è un problema! 
Per evitare che questa pratica diventi una seccatura per i propri utenti, Google ha anche introdotto una funzionalità della SERP ad hoc, ovvero “Le persone hanno chiesto anche”, che viene proposta ogni volta che un utente cerca tramite una keyword e, non trovando i risultati sperati, clicca il tasto Indietro.

Attenzione, il Pogo-Sticking non ha niente a che fare con il Bounce Rate! Il tasso di rimbalzo è la percentuale di utenti che visita un sito per un periodo temporale non definito e lo lascia senza esplorare nessun’altra pagina oltre a quella che ha aperto per prima. Ma il bounce rate non è necessariamente una brutta cosa, può essere anche che l’utente abbia trovato subito quello che stava cercando e non gli occorra visualizzare altro, oppure può aver semplicemente messo la pagina nella lista dei preferiti per tornarci in un secondo momento.

 

Cosa spinge gli utenti a fare pogo-sticking?

Le motivazioni possono essere collegate ai contenuti, ma anche non avere alcuna correlazione con essi, vediamo insieme le principali: 
Legate ai contenuti:
•    Di bassa qualità, datati o non aggiornati
•    Non corrispondono al titolo o alla meta description
•    Sono pieni di spam
•    Presentano un linguaggio non corretto (con errori grammaticali o di scrittura)
•    Hanno un font troppo piccolo, o poco comprensibile, o ancora un colore non ben visibile
•    Si fa ricorso al Clickbait per ottenere maggiori visite e click

Non legate ai contenuti:
•    Troppi pop-up 
•    Redirect frequenti
•    Video con l’autoplay che risultano difficili da spegnere immediatamente
•    Design della pagina confuso
•    Caricamento lento (gli utenti si aspettano di dover attendere al massimo 2 secondi…)


Il Pogo-Sticking non è un fattore di ranking di Google

Come ha confermato John Mueller, Webmaster Trends Analyst di Google, il pogo-sticking non rientra tra i fattori di ranking. Il motivo è legato al fatto che esistono molteplici ragioni per cui in fase di ricerca gli utenti facciano avanti e indietro tra diverse pagine e siti, ma nulla esclude che non lo possa diventare in futuro.  
Rimane vero, però, che il pogo sticking può essere la causa di un abbassamento nel posizionamento della tua pagina nei risultati di ricerca

 

Come evitarlo?

Alcune best practice che consigliamo di seguire per far sì che i visitatori restino sul tuo sito e per non perdere, di conseguenza, potenziali clienti:

User Experience migliorata: gli utenti rimangono sul tuo sito se la loro esperienza nei primi 4 secondi è positiva. Puoi riuscirci, ad esempio, usando font più grandi e colori non troppo accesi per favorire la leggibilità oppure immagini coerenti e correlate al contenuto e che anticipano, quindi, ciò che si andrà ad approfondire nella parte testuale. 

Search Intent: è la ragione principale per cui un utente visita un sito web. Quando un utente esegue una query, Google mostra risultati relativi a differenti siti e se non combacia con gli intenti degli utenti, questi non avranno ragione di soffermarsi sulla pagina. 

Contenuti aggiornati: un utente si rende subito conto se un contenuto è datato e non in linea con i trend del momento. Dopo averlo aggiornato adeguatamente clicca su update in modo che compaia la nuova data accanto alla data di pubblicazione, questo indicherà anche a Google di mantenere la pagina in alto nei risultati. 

Aggiungi delle tavole dei contenuti: forniscono ai visitatori uno sguardo d’insieme. Molto utili se il sito ha testi lunghi, perché evitano che l’utente venga sopraffatto dai dati, in più permettono di saltare direttamente al contenuto di interesse piuttosto che dover leggere tutto.  

Internal Link: come ben sai, non puoi scrivere tutto in una sola pagina. Questi collegamenti mandano l’utente più a fondo nel sito, gli mostrano che tutti i dati di suo interesse sono a sua disposizione, rendendo più improbabile che senta la necessità di tornare alla pagina di ricerca iniziale. 

Keyword long-tail: usare keyword troppo generiche non è sempre una buona idea. È vero che generano molto traffico all’interno del tuo sito, ma è un traffico di qualità? Inserire parole chiave di long tail che hanno un alto tasso di conversione e un volume di ricerca basso aumenterà la possibilità che non si verifichi il pogo sticking. 

Prevedi la sezione FAQ: indipendentemente dalla qualità e dal tipo di contenuto che proponi, i visitatori avranno sempre delle domande da porre. Inserire uno spazio per le risposte alle domande più frequenti rappresenta un ottimo modo per mantenere l’interesse alto, soprattutto se si riesce a trovare quello che si stava senza dover andare altrove. 

 

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